Didone, regina della città fenicia di Tiro, rimasta vedova di Sicheo ucciso da suo fratello Pigmalione, fu costretta a fuggire in Africa dove fondò la città di Cartagine. Nella sua Eneide, Virgilio immagina che Enea, sfuggito alla distruzione di Troia con i due figlioletti e il vecchio padre Anchise, durante il suo lungo viaggio per mare finisca, a causa di una tempesta, contro le spiagge di Cartagine.
Accolto con i compagni dalla regina Didone, viene ospitato nella reggia e in breve tempo nasce tra i due un grande amore che sembra preludere a un matrimonio regale. Dopo una travolgente passione che compromette la sua figura di regina ed esalta la sua verità di donna, viene abbandonata da Enea, spinto da visioni divine a riprendere il mare per raggiungere l’Italia e fondare un nuovo regno.
Dopo aver supplicato, pregato e inveito inutilmente, delusa e tradita nelle promesse, non sopportando il dolore e l’offesa, sentendosi ormai straniera in patria e indegna regina, si uccide in un rogo le cui fiamme saranno cosi alte e durature da scolpirsi per sempre nella mente di Enea che si allontana sul mare, maledetto con tutta la sua genia come spergiuro. In questo spettacolo il personaggio di Didone è colto nel momento in cui ha saputo della decisione di Enea di partire negando di avere mai fatto alcuna promessa. Didone si esprime con una composizione tratta da frammenti del IV libro dell’Eneide in parte liberamente tradotti e in parte recitati nell’originale latino.
“Didone come statua dissepolta, reperto affiorato intatto coi suoi frammenti di versi virgiliani, idea della regalità intangibile, e immagine violata e demolita per un’incauta concessione al troppo umano. Didone come Assoluto del sentimento deluso e violenza oltre la ragione, lo stato, il potere, la dignità, e tutto per essere inutilmente persuasiva. Didone come metafora di una separazione più radicale e catastrofica.
In verità nessuno ha mai amato nessuno, se non l’immagine di se stesso, da disegnare e ridisegnare negli occhi altrui, a costo di morire argomentando di città da fondare e di roghi visibili dal mare in cui bruciare per dispetto, o semplicemente morendo, perché necessario.
Ma si prega di leggere solo l’immagine totale, il senso se c’è, è in se stessa, e la ragione è al margine.” (Roberto Lerici)
L’ingresso è regolato da Normativa Sanitaria Vigene – Si prega prenotare
Inizio Spettacoli Ore 21,00
Dettagli spettacolo
Didone
Teatro Belli di Antonio Salines
di Roberto Lerici liberamente tratto dall’Eneide di Virgilio
con Francesca Bianco e Eleonora Tosto
alla chitarra Matteo Bottini
regia Carlo Emilio Lerici
Nei Teatri di Pietra
Sabato 9 luglio
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